Il TAR annulla la sentenza emessa dal Comune di Milano. Le modifiche al Codice della Strada, in ambito di ordine pubblico e sicurezza, spettano allo Stato
A poco meno di due mesi dalla delibera – emessa nel mese di ottobre dal Comune di Milano – riguardante l’obbligo di sensori di segnalazione dell’angolo cieco per i mezzi pesanti superiori a 35 quintali in Area B e C, è arrivata la doccia fredda.
Il TAR – Tribunale Amministrativo Regionale – blocca l’applicazione della norma: annullato ogni obbligo. La motivazione? Sul Codice della Strada non possono intervenire né Comuni né Regioni, soltanto lo Stato. Da Palazzo Marino annunciato ricorso.
Scopriamo insieme cosa è successo.
Il TAR di Milano
Comune di Milano: “riteniamo questa misura essenziale per proteggere ciclisti e pedoni”
L’ordinanza del Comune di Milano prevedeva l’obbligatorietà del sistema di rilevamento degli angoli ciechi sui mezzi pesanti superiori ai 35 quintali, per l’accesso nell’Area B e C.
Appare evidente l’intento : aumentare la sicurezza, nonché migliorare la mobilità urbana.
Secondo alcune stime, almeno il 10% degli incidenti che coinvolgono camion e ciclisti riguarda proprio l’angolo cieco. Da qui l’urgenza di intervenire in tempi rapidi.
Un incidente stradale causato dall’angolo cieco dei mezzi pesanti, immagine presa dal sito bikeitalia.it
Sensore di segnalazione dell’angolo cieco
Si tratta di un dispositivo che avverte, con una serie di avvisi sia visivi che acustici, quando un veicolo si trova nell’area laterale immediatamente retrostante il mezzo pesante. Quella che il conducente, per forza di cose, non può sufficientemente monitorare o visionare attraverso gli specchietti laterali.
Il sistema permette, quindi, di segnalare tempestivamente al conducente il potenziale pericolo di collisione con ostacoli, ciclisti o pedoni presenti sulla carreggiata.
L’obbligo di sensori di segnalazione dell’angolo cieco era entrato in vigore il 2 ottobre. Una misura forte, richiesta a gran vocedopo che, negli ultimi mesi, si erano registrate diverse vittime, soprattutto ciclisti, finiti sotto i mezzi pesanti.
Il Codice della Strada ha accentrato presso gli organi centrali, con scelta esente da profili di manifesta incongruità, l’omologazione e l’approvazione sia dei dispositivi di controllo e regolazione del traffico sia dei dispositivi ulteriore di marcia.
è palese che un dispositivo volto a scongiurare incidenti in danno di pedoni e ciclisti risponda ad un’esigenza di ordine pubblico e sicurezza. Queste le parole del TAR, perfettamente in linea con i ricorsi presentati da Assotir e altre aziende di trasporto.
Stando a quanto dichiarato dal TAR, le decisioni in materia di ordine pubblico e sicurezza, nonché di circolazione stradale, spetterebbero quindi soltanto agli organi statali. Esclusi da queste competenze Comuni e Regioni.
A questi ultimi, invece, è consentito intervenire su questioni riguardanti la tutela della salute, ad esempio con l’istituzione di zone a traffico limitato nei centri abitati per esigenze di prevenzione degli inquinamenti e di tutela del patrimonio artistico, ambientale e naturale.
Arriva il ricorso del Comune di Milano
Annunciata l’intenzione di presentare ricorso contro la sentenza emessa dal TAR, nella consapevolezza dell’essenzialità e della rilevanza della misura precedentemente attivata.
Lo ha ribadito l’assessore alla mobilità del capoluogo lombardo, Arianna Censi: siamo orientati a proporre appello al Consiglio di Stato, perché noi riteniamo questa misura essenziale per proteggere i ciclisti e pedoni e dare più sicurezza a coloro che utilizzano in maniera sempre più frequente le due ruote o si muovono a piedi.
Penso non sia più rimandabile un intervento da parte del Governo, in modo da introdurre questa misura in tutte le città.
La replica di Assotir
Grande soddisfazioneper il risultato raggiunto, invece, da parte del Presidente di Assotir Lombardia, Pietro Castelli: La sentenza è la conferma della fondatezza delle nostre riserve, fatte presenti a suo tempo al Comune. Il TAR ha giudicato l’operato dell’amministrazione comunale di Milano oltre i limiti della legge.
Sulla vicenda è intervenuto anche il Segretario Generale, Claudio Donati, che ha commentato: Noi siamo pronti a riprendere il confronto, perché siamo i primi ad essere interessati a che i nostri veicoli viaggino in sicurezza. Quello che abbiamo dimostrato è che anche i trasportatori meritano un rapporto istituzionale adeguato alla funzione sociale ed economica da essi assolta quotidianamente all’interno della realtà metropolitana.
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