Milano Beat Radio
Il nuoto è uno degli sport cardine nel movimento paralimpico. Infatti, è stato inserito all’interno della kermesse paralimpica fin dalla sua prima edizione, svoltasi nel 1960 a Roma.
A Tokyo, nel 2020, l’Italia ha combattuto fino all’ultimo giorno per vincere il medagliere natatorio contro superpotenze come Cina, USA o RPC (comitato paralimpico russo). Tra i nostri portacolori ricordiamo Simone Barlaam, Carlotta Gilli, Arjola Trimi e Giulia Terzi. Tutti vincitori di almeno un oro paralimpico.
E Alberto Amodeo, che abbiamo intervistato:
«Sono Alberto Amodeo, ho 22 anni e nella vita nuoto. Faccio parte della nazionale italiana paralimpica e nel mentre studio al Politecnico di Milano ingegneria dell’automazione».
«Sono passati 10 anni dall’incidente dove mi hanno dovuto amputare completamente la gamba destra. Adesso per muovermi utilizzo la carrozzina e raramente le stampelle».
«Il mio primo approccio con il nuoto l’ho visto come un obbligo, perché prima mio padre mi obbligava a fare il classico corso di nuoto. Prima ho iniziato ad appassionarmi alla pallanuoto, fino all’incidente, dopo il quale grazie alla mia insegnante di Educazione Fisica ho scoperto il nuoto paralimpico, perché conosceva il mio allenatore Massimiliano Tosin (Tecnico della compagine italiana)».
«Il mio primo legame con Milano nasce dal fatto che noi ci alleniamo a Milano. Oramai conosciamo tutte le piscine meneghine, perché non abbiamo una fissa dimora. Mi sono trasferito a Milano per comodità degli allenamenti e per seguire meglio i corsi universitari. Il mio legame con la Polha è fortissimo: ho conosciuto alcuni dei miei migliori amici e molte persone stupende; senza la Polha non sarei dove sono adesso, le devo molto».
«La gara a Tokyo è stata molto complicata. Arrivavo da un anno e mezzo in cui hanno inciso sicuramente tutte le complicazioni dovute al Covid: è stato pesante sia a livello fisico che anche mentale, non volevo ammalarmi e rischiare di perdere tutto il lavoro fatto. La prima cosa che ho pensato a Tokyo è stata “ci sono riuscito”. Dopo è iniziata l’ansia per le gare, sentivo il peso ogni volta che entravo in acqua. Nei 400 stile ho fatto una gara perfetta, facendo un tempo che nessuno si immaginava, arrivando a una medaglia d’argento insperata. Sul podio ho pensato che tutti i sacrifici fatti erano valsi la pena».
«Nel tempo libero mi piace ascoltare musica elettronica, mi piace fare il DJ, seppur con scarsi risultati, mi piace giocare ai videogiochi con gli amici, che in particolare in quarantena ci ha tenuti uniti e ci fa passare i tempi morti nei collegiali con la nazionale. Infine fin da piccolo mi piace collezionare lego: è una passione che mi ha trasmesso mio padre».
«Simone è uno dei miei migliori amici; ormai vedo più lui dei miei genitori. Viviamo a cinque minuti uno dall’altro, abbiamo tante passioni in comune. Ci siamo conosciuti solo grazie al nuoto, quindi siamo stati molto fortunati e lo siamo tutt’ora che condividiamo le stesse esperienze».
«I campionati a Brescia sono andati molto bene. La mia squadra, la Polha Varese, ha vinto il campionato di società, che era l’obiettivo principale. Dopo la sconfitta dell’anno scorso, ho buone sensazioni in vista del mondiale di Manchester che si terrà tra un mese».
«Dopo il collegiale avrà inizio una fase di scarico che mi porterà a essere al massimo della forma nell’evento cardine di questa stagione. Ambisco a migliorarmi. In particolare, vorrei ritoccare il tempo nuotato nei 400 stile nella vasca di Tokyo, anche se in realtà vorrei essere migliore in tutte le gare. Sono molto fiducioso di riuscire a superare qualche record italiano».
Noi di Milano Beat Radio facciamo ad Alberto un grosso in bocca al lupo per il proseguo della sua stagione!
Scritto da: Davyd Andriyesh
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