Milano Beat Radio
Comunemente, si associa la città della Teodolinda al tempio della velocità. O alla celebra monaca inventata da Manzoni.
Eppure, ormai è conosciuta anche per la squadra di calcio della famiglia Berlusconi.
Per questo, noi di Milano Beat Radio abbiamo deciso di intervistare il direttore di Monzanews, esperto della squadra cittadina che gioca all’Upower Stadium, Stefano Peduzzi. Il quale ha da sempre seguito la squadra, anche quando militava nelle serie minori.
«Un ragazzaccio che si è divertito tanto nella vita e che a 44 anni ha realizzato tutti, ma proprio tutti, i sogni della sua vita. Volevo fare il giornalista fin da bambino e sono entrato in una redazione ad appena 20 anni. Ho vissuto e raccontato partite di A, finali di Champions League, ma anche casi di cronaca importanti come il delitto di Erba e quello di Garlasco. Sono poi riuscito a vedere la mia squadra, il Monza, almeno una volta in Serie A. Avevo anche il sogno di un figlio maschio, che è arrivato due anni fa. E Gabriel è stata indubbiamente la gioia più bella della mia vita. Ma non mi fermo, ho ancora tanti obiettivi da realizzare».
Ci racconti come ha vissuto questa rivoluzione copernicana al Monza. Ha qualche aneddoto da raccontarci?
«L’avvento di Fininvest ha portato il nostro Monza, un piccolo club da sempre abituato a bazzicare tra serie B e C alla massima serie in pochi anni. Una rivoluzione che ha cambiato radicalmente non solo la categoria, ma anche le strutture sportive (stadio e Monzello sono totalmente cambiati in pochi anni) e ci ha portato, lo scorso anno, a giocarci anche un posto in Europa nel primo anno di A. Un aneddoto? Galliani è molto attento a tutte le sfumature, legge Monza-News ogni giorno e i primi tempi, quando un nostro collaboratore scrisse che il Monza avrebbe giocato con la retroguardia a 3, ci chiese di correggere, visto che il marchio di fabbrica era la retroguardia a 4».
«La mia grande passione per i colori biancorossi. Il libro sarebbe uscito anche in caso di mancata serie A. E’ stato un lavoro lungo, con l’amico e collega Giulio Artesani. Volevamo qualcosa di diverso rispetto al passato. Un racconto della storia, con i protagonisti delle varie epoche. Destinazione Serie A è stato un grande successo e ringrazio la casa editrice Diarkos per l’opportunità».
Cosa prevede nel futuro del Monza Calcio?
«Devo ammettere che quando è scomparso Silvio Berlusconi, al quale i monzesi dovranno essere grati in eterno, ho temuto il peggio. Invece credo che il futuro sarà ancora roseo e ho la speranza che si possa costruire ancora qualcosa di importante. Adriano Galliani sta lavorando bene sul mercato, all’orizzonte ci sono diversi soggetti che potrebbero essere fortemente interessati al Monza. Staremo a vedere, ma sono sereno. Molto sereno».
Ci racconti di un giocatore che l’ha positivamente colpita in questa stagione. E di uno che l’ha delusa
«Armando Izzo. Si è calato alla grande nella parte del leader, è stato il miglior acquisto dello scorso anno. Con lui la difesa ha cambiato marcia e merita la Nazionale. Ha saputo tenere lontano dal campo i suoi problemi giudiziari, che spero si possano risolvere. Difficile trovare una delusione in un’annata così bella. Ma se devo fare un nome ti dico Petagna. Mi aspettavo un apporto realizzativo ben diverso».
Secondo lei, il fatto che ci sono squadre come Inter e Milan a 10 km dal capoluogo monzese porta ad avere un bacino di utenza limitato?
«E’ una domanda che ci siamo sempre fatti in questi anni. Io credo di no, perché in fondo il Monza può essere ritenuta la squadra simpatia. Un tifoso dell’Inter o del Milan può anche andare a vedere il Monza. Io credo che questa piazza abbia ancora troppa poca passione nei confronti di questa squadra. Lo scorso anno si è fatto il tutto esaurito solo a fine stagione, con il Napoli. Peccato, questa squadra avrebbe meritato di più, anche se i prezzi della tribuna, lo scorso anno, erano veramente eccessivi».
Sarà contento se il Monza raggiungesse quale obiettivo?
Scritto da: Davyd Andriyesh
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